martedì 13 settembre 2011

Città metropolitana: c'è chi è ottimista

di Beniamino Cordova,
Urbanista, Dottore di Ricerca in Pianificazione Territoriale


pubblicata su http://www.strill.it/, Lunedì 12 Settembre 2011


Un mio contributo pubblicato esattamente un anno fa (Alcuni punti fermi della Ricerca sulla Città metropolitana di Reggio Calabria, www.strill.it, 13/09/2010) iniziava così: “Si è detto tanto in questo anno, ma non si è detto tutto”.

Ancora oggi tale incipit è straordinariamente attuale.

E’ passato ancora un altro anno e, alla luce dei numerosi contributi apparsi sulla stampa negli ultimi giorni, forse ancora, realmente, qualcuno sottovaluta quanto invece è stato fatto e detto.

Nulla di impossibile da illustrare, però naturalmente, in questa sede, lo faremo solo per sommi capi.

Di sicuro, purtroppo, ancora vige una scarsa informazione dettata probabilmente da un approccio superficiale all’argomento.

Di natura evasiva sono le affermazioni presenti nel pezzo “Reggio Città Metropolitana: ultima chiamata” (www.strill.it, 09/09/2011) che parla di «processo di perimetrazione in alto mare»; forse c’è scarsa informazione sull’argomento ma la Ricerca scientifica che porto avanti dalla pubblicazione della legge 42/2009 e che ha prodotto la Tesi di Dottorato dal titolo “Dalla conoscenza di contesti nazionali ed internazionali al Modello Reggio per la costruenda Città metropolitana policentrica: funzioni, trasporti, mobilità sostenibile”, due libri, decine di pubblicazioni, convegni, dibattiti, contributi su tutte le testate giornalistiche locali, dalla carta stampata ai giornali online (contributi presenti nel blog http://beniaminocordova.blogspot.com), dimostra in maniera oggettiva che i limiti geografici della nostra Area metropolitana, non solo comprendono tutta la provincia, ma vanno oltre coinvolgendo i Comuni di Badolato, Santa Caterina dello Jonio, Guardavalle, Nardodipace, Fabrizia, Acquaro, Dinami, Mileto, Limbadi, San Calogero, Nicotera; proprio lì quindi, grazie alla classica “delimitazione funzionale”, basata sulle funzioni metropolitane ed i flussi pendolari, si attestano i nuovi confini dell’Area metropolitana di Reggio Calabria (per avere maggiori notizie sui criteri di dimensionamento dell’area consultare il mio contributo “Alcuni punti fermi della Ricerca sulla Città metropolitana di Reggio Calabria”, www.strill.it, 13/09/2010 ed anche “Quali saranno i confini della Città Metropolitana”, Gazzetta del sud, 19 gennaio 2011).

Per arrivare a concludere questo ragionamento naturalmente esiste un lavoro importante maturato in un intenso triennio che analizza a livello provinciale l’evoluzione della popolazione dal 1951 ad oggi (che in 60 anni ha perso ottantamila unità), la migrazione della popolazione dai piccoli centri interni ai grandi contesti urbani della provincia, il sistema locale del lavoro e la distribuzione geografica di imprese ed addetti, la localizzazione dei servizi ed il loro eventuale “peso metropolitano” con la conseguente individuazione dei poli di attrazione, i flussi di traffico ed il grado di accessibilità dell’area, il sistema della mobilità, la proiezione della popolazione al 2030 (che naturalmente è necessaria per prevedere futuri scenari)…ecc…

L’insieme di queste analisi ci ha restituito un sistema basato su tre polarità: la Piana di Gioia Tauro, la Locride ed appunto Reggio.

Un sistema metropolitano policentrico.

Proprio perché basato su tre polarità la nostra Area Metropolitana riesce, grazie al criterio sopra citato, con il proprio raggio di azione, a superare i confini provinciali ed attrarre realtà urbane che si servono delle funzioni metropolitane di uno dei tre poli.

A mio avviso un grande punto di forza e non un punto di debolezza.

Nel medesimo contributo si afferma che il «procedimento necessita dell’ok della Regione Calabria e della Regione Sicilia», anche qui va chiarito qualcosa.

Allo stato attuale non esiste alcuna Area metropolitana dello Stretto distinta dal legislatore perché ci troviamo di fronte ad una Regione a statuto ordinario e ad una Regione a statuto speciale; la seconda ha piena potestà in questo settore, tant’è vero che ha definito le proprie aree metropolitane sin dal 1986.

Ciò che invece esiste concretamente, e ciò su cui si può e si deve lavorare è la città metropolitana reggina, entità ben definita da una legge dello Stato.

Naturalmente l’obiettivo politico, legislativo, economico e della Ricerca scientifica è quello di vedere una vera e propria “fusione istituzionale” dell’area metropolitana di Reggio e dell’area metropolitana di Messina (quest’ultima come detto esiste dal 1986).

La legge oggi non ci aiuta a suggellare le due Aree metropolitane (di Reggio e Messina) in un’unica Area metropolitana dello Stretto ma non ci vieta di instaurare o consolidare rapporti di sinergia strategica nello Stretto in attesa di una riforma della Costituzione che ci consenta di far nascere con il cappello giuridico la sognata Area metropolitana dello Stretto.

Il contributo lucido ed attento “Città metropolitana, bisogna bruciare i tempi prima che sia troppo tardi” (Gazzetta del sud, pag. 27, 09/09/2011) esprime paura per la minaccia che il neo DDL costituzionale, avendo tagliato le Province, potrebbe avere nei confronti delle Aree metropolitane.

Intanto va chiarito, per onestà intellettuale, il procedimento di costituzione di un’Area metropolitana secondo la legge 42/2009. La proposta di istituzione spetta:

a) al comune capoluogo congiuntamente alla provincia;

b) al comune capoluogo congiuntamente ad almeno il 20 per cento dei comuni della provincia interessata che rappresentino, unitamente al comune capoluogo, almeno il 60 per cento della popolazione;

c) alla provincia, congiuntamente ad almeno il 20 per cento dei comuni della provincia medesima che rappresentino almeno il 60 per cento della popolazione.

La proposta di istituzione deve contenere:

a) la perimetrazione della città metropolitana, che, secondo il principio della continuità territoriale, comprende almeno tutti i comuni proponenti. Il territorio metropolitano coincide con il territorio di una provincia o di una sua parte e comprende il comune capoluogo;

b) l'articolazione del territorio della città metropolitana al suo interno in comuni;

c) una proposta di statuto provvisorio della città metropolitana, che definisce le forme di coordinamento dell'azione complessiva di governo all'interno del territorio metropolitano e disciplina le modalità per l'elezione o l'individuazione del presidente del consiglio provvisorio di cui al comma 6, lettera b).

Sulla proposta di istituzione previa acquisizione del parere della regione da esprimere entro novanta giorni, è indetto un referendum tra tutti i cittadini della provincia.

Il referendum è senza quorum di validità se il parere della regione è favorevole o in mancanza di parere. In caso di parere regionale negativo il quorum di validità è del 30 per cento degli aventi diritto.

Il medesimo contributo pubblicato in Gazzetta fa anche riferimento alla possibilità che il DDL faciliti l’istituzione dell’Unione di Comuni come organo di coordinamento nei settori della viabilità, smaltimento dei rifiuti, gestione delle risorse idriche, a scapito delle Città metropolitane.

Anche in questo caso è d’obbligo fare alcune puntualizzazioni.

L’Istituto dell’Unione dei Comuni è apparso per la prima volta con la legge 142/90 (art. 11 e 26), la stessa legge che ha previsto per la prima volta le Aree metropolitane, quindi il legislatore non ha mai individuato contraddizioni tra le due modalità di governo del territorio.

Anche la legge 267/2000 ha confermato entrambe le formule di governance.

Diciamo che la nascita dell’Unione dei Comuni aveva un significato ben preciso, cioè quello di consentire ai Sindaci dei Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti di gestire alcuni servizi in forma associata, permettendo di ridurre i costi e quindi garantire il mantenimento in vita di questo piccoli enti.

La Città metropolitana che gestisce un’Area metropolitana è ben altra cosa. È un valore aggiunto che nulla ha a che vedere con l’Unione dei Comuni.

Naturalmente è doveroso, in questo momento, un passaggio politico importante del Comune, della Provincia e della Regione, volto alla “metamorfosi metropolitana” ma non vedo gli estremi di una qualsivoglia paura: sono pienamente fiducioso in chi ha ottenuto, sostenuto e difeso la Città metropolitana di Reggio Calabria.

E’ ovvio che la politica da sola non può nulla se non accostata ed indirizzata parallelamente da un insieme di forze legate a competenze scientifiche e tecniche, entrambe indispensabili per coordinare strategie ed azioni, sensibilizzazione, partecipazione e coinvolgimento degli attori esterni al Core metropolitano, durante il processo di metamorfosi metropolitana e durante la costruzione dell’impianto progettuale.

Nulla è scontato.

C’è molto da fare, ma ci sono tutti i presupposti per fare tanto e bene affidandosi anche ai risultati dell’intenso lavoro portato avanti sino ad oggi.